NON SIAMO NULLA E SIAMO TUTO
(Tratto da: Alessandro Seidita e Joshua Wahlen, "Voci dal silenzio. Un viaggio tra gli eremiti d'Italia", ed. TEA, 2021)
Un bellissimo viaggio alla scoperta di alcuni eremiti d'Italia, da nord a sud, che vivono immersi nella natura, in piccoli eremi... nell'introduzione, Antonella Lumini (anch'essa mistica cristiana contemporanea), ci ricorda che esiste anche un altro tipo di eremita, ovvero l'eremita di città (colui che sceglie di restare immerso nel moderno).
In fondo, chiunque cerca sé stesso, chiunque rivolge la luce della coscienza alla ricerca interiore, è un eremita... un cammino silenzioso in sé stessi, non semplice, non impossibile. Vette e valli, deserti e oasi... fondamentale è continuare a camminare.
Buona lettura.
Buona Pratica.
R.
«È una scoperta che inizialmente può creare sconcerto», ci ha confessato l'unico eremita che ha preferito restare anonimo. «Prendere coscienza della nostra nullità. Sperimentare che non siamo riconducibili unicamente alla nostra storia di vita, ai nostri modelli culturali e sociali. C'è un "di più" da cui siamo istintivamente attratti, un desiderio profondo di volersi ricongiungere con questa grandezza, perché è da lì che veniamo. alcuni sentono questa nostalgia in maniera più forte, alcuni in maniera più debole- Altri, purtroppo, l'hanno proprio dimenticata.
«Quando si prende lentamente coscienza della nostra finitezza, del nostro essere nulla, se non veniamo paralizzati da quel primo turbamento, poi c'è solo meraviglia. Ma quella fase di terrore iniziale è anche indispensabile. Ti fa capire quanto siano insidiosi quei modelli che sono stati introdotti nella tua mente e su cui tu stesso, d'altronde, hai posto fiducia utilizzandoli come lenti attraverso cui affacciarti al mondo. Quando ti rendi conto che non sono nient'altro che filtri, rappresentazioni, delle ombre come diceva Platone, ecco che non sai più chi sei, perché sei qui, verso cosa sei diretto. Ti senti nudo, senza più certezza, senza risposta in cui trovare riparo nei confronti della realtà che adesso ti appare come qualcosa di enorme, pronta ad inghiottirti.
«Per me è stata un'esperienza angosciante. Perché, come fanno molti, ho pensato di ritornare indietro, di provare ad aggrapparmi nuovamente a quelle false certezze. Ma erano diventate inconsistenti, come fatte di argilla. Si sgretolavano tra le mani. E allora lì è stato molto doloroso. Penso di poter capire cosa può voler dire rischiare d'impazzire. Tuttavia, mettendomi faccia faccia con la paura, ho capito che non c'era niente che potesse essere effettivamente una minaccia per me, anzi. Da quel momento c'era solo da scoprire e da meravigliarsi, una seconda rinascita. Ritornare al mondo per una seconda volta e imparare a conoscerlo come un fanciullo. La scelta dell'eremitaggio è stata una conseguenza di questa scoperta. C'era così tanta bellezza adesso da poter gustare che non volevo più nessuna distrazione. Realmente! E più mi addentravo in questo cammino e più le maglie della mia identità sembravano dilatarsi, diventare un tutt'uno con l'infinito, con l'universo. Adesso la domanda: "Chi sei tu?" mi sembra qualcosa d'impossibile, una mano tesa pronta a tirarti dentro il tranello. Cosa posso mai rispondere? Chi siamo noi in fondo? Non siamo nulla e siamo tutto. La più grande occasione che abbiamo nella vita è affacciarci su questa scoperta. E fare esperienza di tutto ciò non con l'intelletto, ma con tutto il nostro essere».

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