FUKANZAZENGI
- Regole universali per la pratica di zazen -
di Dogen
Ecco la terza parte del "Fukanzazengi". L'Illuminazione è qualcosa che accade, non servono espedienti precisi per realizzarla. L'Illuminazione, però, in realtà, non accade nemmeno, poichè è; ma per realizzarla abbiamo bisogno della pratica e dell'introspezione.
Buona lettura.
Buona Pratica.
R.
(Tratto da: Aldo Tollini, "Pratica e illuminazione nello Shōbōgenzō", Astrolabio Ubaldini, 2009)
(Parte Terza)
A ben guardare, superare l'ordinario e andare oltre il saggio, morire da seduti o morire in piedi, sono tutte cose che dipendono completamente da questa forza.
E inoltre, afferrare le opportunità date dalla sorte con dita, bastoni di bambù, aghi e martelli, o presentare la realizzazione dell'illuminazione (raggiunta) con (l'uso) dell'hossu, con pugni, bastoni o col grido katsu! non sono cose che si possono capire per mezzo del pensiero discriminante. Perché mai dovrebbero essere cose da potersi conoscere per mezzo della pratica e della realizzazione di poteri soprannaturali? Essi dovrebbero essere modi di agire che trascendono il visibile e l'udibile. Insomma, non sono forse pratiche consolidate che vengono prima di conoscenza e comprensione? Quindi, senza discriminare tra conoscenza superiore e stupidità inferiore, non si facciano scelte tra una persona brillante e una persona ottusa. Dedicarsi con tutto se stessi alla pratica è proprio seguire la Via. La pratica e la realizzazione di per sé non sono cose che contaminano e anche il loro scopo (l'andare verso l'illuminazione) è cosa del tutto normale.
(Continua...)

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