LA MENTE AMICHEVOLE
(Tratto da: Reb Anderson, "Il Sorriso della Montagna", ed. La Parola, 2008)
Questo breve estratto del Maestro Zen Reb Anderson, allievo di Shunryu Suzuki-roshi, è un invito ad accettare gli eventi che accadono senza alcun desiderio o avversione nei confronti di essi. L'essere amichevoli è mettersi da parte. Mettersi da parte è saper ascoltare. Saper ascoltare è accettare. Accettare è vivere pienamente. Vivere pienamente è essere radicati nel Centro. Si vacilla? Si. Ma così facendo, anche il vacillare è pratica, liberazione da essa stessa.
Buona lettura.
Buona Pratica.
R.
Se conosciamo l'origine della nostra vita e di tutte le cose, non avremo paura di niente, e apprezzeremo ogni cosa.
Come posso esserci quando la mia vita sorge? È un duro lavoro di base: nutrire, rivoltare, mischiare, concimare, spianare la terra del mio essere e osservarla con grande cura essendo retto e restando sveglio.
Praticando l'essere retti, a volte si può avere qualche difficoltà a restare svegli. Uno dei possibili modi per cercare di restare svegli, è arrabbiarsi per non essere svegli. In un caso simile, l'approccio nutriente consisterà nel cercare di sviluppare un sentimento di amicizia nei confronti della propria sonnolenza, e persino nei confronti della propria rabbia. Il provare rabbia per non essere concentrati da ulteriore agitazione. Mentre l'amicizia nei confronti di qualunque stato, dà calma. Da un lato, si può parlare di essere vigili e concentrati sulla propria esperienza corporea e mentale, dall'altro si può parlare semplicemente dell'essere amichevoli verso qualsiasi cosa accada. Essere amichevoli verso qualsiasi cosa accada è in realtà un altro modo di concentrarsi.
Questa mente amichevole, sveglia, stabile e docile non rappresenta semplicemente l'intuizione profonda della vera origine delle cose, ma è anche l'attuazione della piena vitalità di vita e morte. Il grande Maestro Zhaozhou ci ha sfidato a essere così.
Una volta un monaco chiese a Zhaozhou: "Qual è la differenza tra me e te?".
Zhaozhou disse: "Io uso le ventiquattro ore; tu sei usato dalle ventiquattro ore".
Zhaozhou ci sfida a praticare lo yoga dell'essere retti, svegli e amichevoli per tutte e ventiquattro le ore, a usare l'opportunità che ogni pensiero, ogni respiro ci offre. Questo è il modo di vivere senza inibire la nostra vitalità, e senza essere da essa trascinati.

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